Caro Beppe,
Io non mi posso certo definire un tuo fan o “grillino”, ti apprezzavo all’inizio della tua rinascita, quando ti dedicavi a cause ben precise e funzionavi solo da denuncia di qualcosa sotto gli occhi di tutti che aveva bisogno solo di qualcuno che puntasse il dito.
Poi hai voluto “espanderti”, e le mie idee e le tue hanno cominciato a divergere, per poi raggiungere un punto di rottura con il tuo V-day e l’antipolitica, l’attacco alla casta.
Visto quanto ci hanno messo ad abusare di quella parola? Anzi quanto ci hanno messo a stuprarla… e non potrei usare parola più adatta, il tuo post del 14 ottobre mi ha lasciato veramente di stucco.
Stupro Libero
Ora caro Beppe, ti rendi conto di quello che hai scritto? Proviamo ad analizzare il tuo articolo.
Inizi scrivendo che “I luoghi dello stupro non sono più i vicoli bui, i parchi a notte fonda o i luoghi malfamati”, peccato che quei luoghi, almeno in Italia, non hanno mai avuto l’esclusiva sullo stupro, è infatti cosa assodata da tempo che gli stupri avvengano in grandissima parte in ambito familiare o comunque in luoghi “sicuri”, una ricerca ISTAT pubblicata a fine 2004 indicava che solo l’ 8,6% degli stupri avviene in luoghi pubblici, mentre nel 31,2% dei casi avviene in casa della vittima, nel 25,4% in automobile e nel 10% in casa dell’aggressore.
In poco più di 2 anni questi dati si sarebbero ribaltati, secondo te, Beppe?
Poi prosegui chiedendoti se “E’ forse un segno dei tempi? Un altro tabù infranto? Una nuova fase della liberazione sessuale?”; Questa frase ce la dovresti gentilmente spiegare, quale tempo e quale tabù verrebbe infranto nella secolare (millenaria) tradizione di violenze sulle donne? e cosa centra la liberazione sessuale? Beppe, il tuo blog è seguitissimo, io avrei bisogno di usare l’arte retorica, tu puoi farne a meno ed evitare di scrivere frasi che nulla centrano con il contesto ma che fanno tanto sessantottino disilluso.
“Dove sono le donne? Le femministe superstiti? Le associazioni? Perchè non intervengono? Perchè non bloccano con i cortei le città come una volta?”
Probabilmente hanno qualcosa di meglio da fare (sebbene io non mi senta di dare questa fiducia a tutte. Tornerò sull’argomento con un articolo futuro) che compiere azioni che lasciano il tempo che trovano. Ce lo vedo io lo stupratore che cambia vita per una manifestazione.
Dopo di questo, Beppe, passi al repertorio storico e ben rodato della retorica (quella negativa, non l’arte) dei “tempi che furono” dicendo che “Un tale disprezzo verso il corpo femminile non si era ancora visto in questo Paese”. Affermazione che richiede un certo coraggio, coraggio nel negare la figura della donna schiava presente in Italia fino a una 30ina di anni fà in pratica. Per quanto le cose possano andare male, provare a metterle a paragone con la situazione anche solo del dopoguerra è ridicolo.
Poi non poteva mancare il grido di allarme, tanto per dire che a noi si che ce ne importa delle donne! non siamo mica buzzuri noi, eh! “per proteggersi bisognerà introdurre la cintura di castità da passeggio? Imbruttirsi con una maschera alla barbabietola? Simulare gravi difetti fisici?
Lo stupro sta diventando epidemico. L’analisi dello sperma dello stupratore in ospedale una routine.”
Vorrei “rassicurare” le gentil pulzelle, lo stupro non sta diventando epidemico: lo è. Da sempre.
Almeno se si considera il termine epidemico come “diffuso in ogni ambiente sociale”, se invece lo si prende con il significato letterale, rieccoci al solito grido di allarme che non serve a nulla se non a far innalzare le vendite degli spray urticanti.
Verso la fine Beppe, scopri l’acqua calda: “Tette, vagine e sederi sono presenti in tutti i programmi e in tutte le pubblicità.” Tuttavia mi si permettta di azzardare una piccola anlisi: credeta davevro che basti solo quello a fare di qualcuno uno stupratore o a far avere un immagine distorta della femminilità? Intendiamoci, sto parlando della semplice presenza di “Tette, vagine (vagine? ma che programmi e pubbilcità guardi, Beppe? nda) e sederi”, non del loro utilizo o “oggetificazione”. Quello che voglio dire è che guardare un paio di tette non fa male a nessuno. Guardare un paio di tette “oggetificate” è un pessimo esempio. Non ricevere una buona educazione dalla famiglia e guardare un paio di tette “oggettificate”, è quello che fa danni. In alcune popolazioni non occidentali in cui donne e uomini girano seminudi i casi di stupro sono sempre stati limitati in rapporto alla popolazione. Tutti dei santi o forse bisogna interrogarsi sull’educazione impartita?
Infine Beppe, ecco quello che mi ha fatto gelare il sangue “Se questa è la parità sessuale, se questo è il rispetto verso la donna, allora preferisco il burka“.
Beh, sai una cosa? un certo Benjamin Franklin un paio di secoli fa diceva “Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza”.
Spero che l’ultima frase sia stata frutta di una sbronza, erba, qullo che vuoi, io farei finta di assumere cocaina pur di non ammettere di aver scritto una cosa del genere. Vedi Beppe, lasciando perdere la facile risposta che il burqa non servirebbe comunque a nulla, non essendo fissato a terra stile tendone da circo, perchè credi che una donna dovrebbe privarsi della propria libertà per qualcosa che fa un altro, perchè dovrebbe essere lei, già vittima, a subire di nuovo? Assurdità per assurdità, sarebbe più coerente una cintura di castità maschile.
Quello che mi preoccupa, davvero, Beppe è che questo è la stessa identica cosa che ti risponde un fautore del burqa, o che in passato rispondevano gli uomini occidentali, le donne vanno coperte per essere protette! La sicurezza loro la guardo io!
Possibile che mentre scrivevi quel post non ti è venuto in mente tutto ciò? che anche tu la pensi in tale, aberrante, maniera?
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